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Mobilità dolce vita

Di Leone Belotti Rapidi resoconti, sensazioni, segnali e tendenz...
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Di Leone Belotti

Rapidi resoconti, sensazioni, segnali e tendenze dal pianeta IBF, Italian Bike Festival, giunto alla sua quarta edizione.

La posizione, sul lungomare più bello d’Italia, niente asfalto, solo bici, bipedi e monopattini, il parco Fellini di Rimini dice già dolce mobilità + dolce vita.

Un manifesto di una vecchia mostra di icone intitolata "L'oro di Giovanni" sembra messo lì apposta per indicare lo spazio Rosti, un negozio-gazebo e due showroom igloo aperti molto tattici, al centro dei flussi. Attraggono anche la hostess Vodafone con il suo corner e il suo Curves, un sistema antifurto di localizzazione di nuova generazione, con uno slogan che recita "è ora di pedalare in modo intelligente". Aiuto!

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Il tema "Ladri di biciclette", con antifurti satellitari, assicurazione "ZeroSbatty" e catasto bici, è uno dei driver di questa edizione. Il furto di biciclette è il vero freno alla diffusione dell'uso quotidiano in città. Vedremo se la tecnologia GPS cambierà lo scenario.

Rimanendo nella metafora del cinema italiano, l'altro mega trend potrebbe essere chiamato "Vacanze Romane", per indicare il boom del cicloturismo in Italia. Tanti stand di regioni o province, che promuovono il territorio come ambiente ciclabile, piste ciclabili, itinerari nei borghi storici, nella natura, nella storia, ogni angolo d'Italia ha il suo paradiso perduto, strade secondarie, valli spopolate, antiche strade che tornano utili oggi. Parallelamente al "riciclo" delle mete turistiche, anche i marchi motociclistici vengono "riciclati", in molti stand sembra di entrare in una macchina del tempo, un vero amarcord felliniano, ritroviamo ringiovaniti marchi che ci hanno fatto sognare nei Saloni dell'auto degli anni '80, Fantic, Husquarna, Ktm, Aprilia. Era l'era dell'enduro. Modelli di "motori" leggendari come Ducati Scrambler e Garelli Ciclone, oggi "riciclati" in e.bike e scooter. Le bici costano più dei ciclomotori, sono più fresche, si possono fare cose che con un motore non si possono più fare: girare in città, nelle zone pedonali, sui sentieri, in montagna. Tempo libero, weekend, divertirsi esplorando il territorio. Si può andare al mare, in vacanza. Gite e giri che ieri si facevano in Vespa, oggi si fanno in Gravel.

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La dolce vita è il nome della pedalata cicloturistica legata al Festival, che suggerisce un approccio sempre più smart al pianeta bici. Dopo decenni, non solo negozi, ma anche officine dove riparare, regolare e modificare la propria bicicletta sono tornati sulle strade e nelle città, persino piccole stazioni di ricarica fai da te.

Feel the flow, feel the flow, è lo slogan Bosch sui portali gonfiabili per l'accesso alle piste di prova per bici. Lasciati trasportare, è la filosofia della dolce vita. Rilassati, puoi fare tutto in bici. Anche trasportare oggetti, fiori, pizze, libri: è la "rivoluzione cargo", una nuova forma di consegna nei centri urbani, tricicli, rimorchi, bici da carico. Con nuove soluzioni, nuove sinergie di mobilità bici-carrozzine per disabili. La dolce vita è per tutti, o non è la dolce vita. Anche i bambini, la bici come strumento educativo, e i pumptrack sempre più diffusi.

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Ed eccoci al film che segna la prospettiva, il sorpasso: il settore bici in Italia è la nuova locomotiva del made in Italy, ha superato l'enogastronomia. Lo dicono i numeri, gli esperti, l'export, le proiezioni.

Parliamo del target, che è trasversale, globale, giovane, meno giovane, donna. Ma il target più consistente in tutti i sensi è quello delle persone tra i 40 e i 60 anni con buona disponibilità economica e qualche chilo da perdere: un target da "riciclare", persone che hanno smesso di andare in bici dopo i 14 anni nei fantastici anni '80 e che ora, dopo i 40, in tempi di nuova ecologia, sono attratte e "attenzionate" dall'industria della mobilità dolce, che comprende bici di ogni tipo e costo, MTB, Gravel, elettriche, pieghevoli, monopattini.

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Mi viene in mente la scena de "Il sorpasso", quando il protagonista (Gassman) recita la "prima regola della guida italiana" e strappa lo specchietto retrovisore per non voltarsi indietro. Certo. Dimenticando il passato, le radici, la storia, i valori, le origini.

Il mondo del ciclismo sta cambiando pelle e anima, spinto dalla rivoluzione verde, verso nuovi miti. Si parla sempre meno di sudore e fatica, sempre più di benessere, sostenibilità e propulsione elettrica. In realtà, il ciclismo è portatore di valori inestimabili. Quindi, sorpassare va bene, l'euforia va bene, ma strappare lo specchietto retrovisore non va bene, buttando via i valori del ciclismo da cui proveniamo.

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La vera domanda è questa: la bici rappresenta una fantastica opportunità per vivere meglio, a ogni livello, fisico, psicologico, comunitario. Possibilità di evoluzione umana, personale, sociale, culturale e spirituale. La bici è essere nella realtà, muoversi nella dimensione del reale, vedere luoghi e persone dal vivo, nel vento della corsa.

In bici sei pur sempre un essere umano, con un'anima e i cinque sensi attivati, che sono la vera app del ciclismo, e registra le cose più importanti che porti a casa da un giro in bici, che non sono i dati dei chilometri e delle calorie, ma pensieri, idee, emozioni e desideri.

Stessa cosa quando torni da una fiera. Quali emozioni, quali desideri portiamo a casa?

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Vediamo più biciclette e meno automobili sulle strade, nelle città, e anche più donne.