Ciao zio

person Pubblicato da: Sophie list In: Blog Ultimo aggiornamento: comment Commento: 2 favorite Visualizzazioni: 3335

Ciao zio, sarò sincera, stavo pedalando con quell’eccitazione mista di paura e di piacere  su quella lingua di terra sempre più stretta tra il fiume e il canale quando mi sono entrati nell’auricolare i tuoi 7 messaggi vocali a raffica e per l’adrenalina quasi faccio un volo da copyright Rosti e comunque la mia risposta è sì, cominciamo subito.

Preliminari diretti e veloci, con una citazione by Mourinho rifoderata al Rosti Bar, “Chi parla solo di ciclismo, non capisce niente di ciclismo” e due carezze/schiaffi di giornalismo pre-digitale da B. Pizzul: “Devi dire quello che provi quando l’evento accade” “Perché le emozioni non si possono preparare”

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Parlando a ruota libera e senza freni del fenomeno bici ad ogni livello quello che vedo andando in bici in montagna, in città, su strada, nei boschi, ma anche seguendo il Giro, il Tour, le classiche, il ciclo-cross, il triathlon, la MTB, è che tutto converge in una sola pulsione che si manifesta in mille modi ma è la stessa per ogni biker: ed è una pulsione di libertà, insopprimibile. Partirei da qui, dal senso di libertà, per dire il mondo Rosti.

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Sai quando Mel Gibson nel finale di Brave-Heart muore gridando “libertà”, ecco, non per fare la saputella, ma forse non tutti sanno che la parola “slogan” viene proprio da lì, dall’antico gaelico delle high-lands scozzesi: lo sloagh-ahnn è il boato del tuono, l’urlo del cielo, l’urlo di libertà lanciato dai guerrieri morti che diventa grido di battaglia e tramuta la moltitudine amorfa in una massa compatta, capisci, parliamo di qualcosa di molto potente, l’arma base della pubblicità.

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Ho fatto un ricerca rapida sugli slogan, i pay off, le head lines  dei competitor nel settore abbigliamento per il ciclismo  è tutto un rosario di “passione” e “made in Italy”, nessuna affermazione d’identità inconfondibile ma soprattutto nessun accenno a valori, bisogni o emozioni riferite a chi va in bici.

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Eppure in fronte a ogni ciclista io vedo scritto “Libertà vò cercando” compresi quelli che parlano solo di rapporti, watt e altimetrie, e che sembrano mono-maniaci freddi, senza pensieri né sentimenti. In realtà, se solo guardi bene, sono guerrieri del tipo antico, pronti a tutto.

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Perfino quei soggetti hyper-vanity che potrebbero pubblicizzare qualsiasi cosa, con il look sempre perfetto, casualmente street style o strettamente vintage. Poi li conosci e rivelano un rigore etico, non solo estetico, d’altri tempi,  e si dimostrano capaci di assolute fedeltà a scelte difficili, controcorrente.

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Non importa quanti soldi hai, che bici hai, se fai sport o consegni pizze. Affrontare le domande e i problemi della vita come si affrontano le salite, metro dopo metro, minuto dopo minuto, senza mai mollare. Questo ci rende fratelli.

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Andare in bici significa essere disposti a fare fatica. Smentire l’etichetta di popolo sazio, viziato, pigro. Non solo. La verità è che molte persone si sono rese conto di qualcosa d’importante che gli operatori di settore non hanno ancora compreso fino in fondo.

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La bici non è solo svago, sport, tempo libero, turismo, moda e mobilità. La bici è ciò che ti permette finalmente di parlare con te stesso. La bici è la migliore psico-terapia presente sul mercato. Più faticosa, più efficace e anche più appagante.

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In attesa che lo slogan giusto venga giù dal cielo durante un temporale, ho provato a consultare un altro genere di guerrieri, passando in rassegna i titoli di 3000 romanzi, e ne ho segnati due: “Abitare il vento” e “Chiedi alla polvere”.

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Va bene, vengo a fare un giro in maglificio, lo slogan con il senso perfetto di Rosti per il ciclismo, se esiste, si trova sicuramente lì.

Commenti

Creato Wednesday, August 25, 2021 Pubblicato da roberto sabatini Link del commento
Ho letto queste righe sopra e mi ha appassionato, mi ritrovo in quanto detto e provato dalla ragazza che scrive.
Ho una piccola squadra, facciamo fatica ad arrivare a 10 unità ma, non ce ne importa niente, andiamo avanti per mantenere il sogno di squadra.
Concordo che l'abbigliamento è comunque l'identità della squadra, non è solo un indumento e in quanto tale deve essere di livello perché chi lo indossa si sente parte della storia del gruppo.
Creato Saturday, August 14, 2021 Pubblicato da Luca Valer Link del commento
Molto bello, interessante, efficace, trasmette emozioni, pathos.
Avanti così, senza dubbio

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