Un Giro in Ungheria
Oggi, nei giorni del 65° anniversario della rivolta d’Ungheria, viene presentato il Giro d’Italia 2022. Si parla di diritti TV, di crono troppo corte, di trasferimenti. Meno male che ci sono i nostri veci del Rosti Bar a ricordarci che ci sono stati tempi in cui la “fuga” in bici non era uno spettacolo sportivo.
Novembre 1956, messaggio diffuso dalla radio ungherese: «Qui parla il Primo Ministro Imre Nagy. Oggi all'alba le truppe sovietiche hanno aggredito la nostra capitale con l'intento di rovesciare il governo legale e democratico di Ungheria. Comunico questo fatto al popolo del nostro Paese ed al mondo intero».
Biciclette e carri armati
In meno di una settimana i carri armati sovietici vinsero la battaglia contro studenti e operai in bicicletta. Il cronista Fossati e il fotografo De Biase furono gli unici due giornalisti stranieri che documentarono la rivolta. Vi furono 3000 morti e 250.000 esuli in fuga con ogni mezzo. Negli anni successivi, oltre 1200 persone furono condannate a morte dal governo filosovietico, tra cui l’ex primo ministro Nagy.
Italia-Ungheria
In Italia i fatti d’Ungheria crearono una spaccatura insanabile tra i due grandi partiti della sinistra, socialisti e comunisti. Da questo fatto derivò la paralisi della vita politica italiana per i 30 anni successivi, monopolizzati dalla Democrazia Cristiana. Le immagini dei ribelli in bici di quel 1956 a Budapest segnarono la fine della democrazia non solo in Ungheria, per questo non dovremmo dimenticarle tanto facilmente...
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