Mobilità dolce vita

person Pubblicato da: Leone Belotti list In: Blog Ultimo aggiornamento: comment Commento: 0 favorite Visualizzazioni: 2281

Cronache veloci, sensazioni, segnali e tendenze dal pianeta IBF, Italian Bike Festival, alla quarta edizione.

La location, sul lungomare più bello d’Italia, niente asfalto, solo bici, bipedi e monopattini, il parco Fellini di Rimini già di suo dice mobilità dolce + dolce vita. 

Un’affissione di una vecchia mostra di icone dal titolo “L’oro di Giovanni” sembra messa lì apposta per indicare lo spazio Rosti, uno shop-gazebo e due igloo show-room aperti molto tattici, al centro dei flussi. Attirano anche la hostess Vodafone col suo corner e le sue Curve, che è un sistema di tracciamento-antifurto di nuova generazione, con uno slogan che dice “è ora di pedalare in modo intelligente”. Aiuto!

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Il tema “Ladri di biciclette”, con antifurti satellitari, assicurazioni “ZeroSbatty” e registro della bici è uno dei driver di questa edizione. Il furto della bici è il vero freno alla diffusione dell’uso urbano quotidiano. Vedremo se la tecnologia GPS cambierà lo scenario.

Restando nella metafora cinema italiano, l’altro mega trend potrebbe chiamarsi “Vacanze romane”, per indicare il boom ciclo-turismo in Italy. Moltissimi stand di regioni o provincie, che promuovono il territorio come ambiente ciclabile, piste ciclabili, itinerari nei borghi storici, nella natura, nella storia, ogni angolo d’Italia ha il suo paradiso perduto, strade minori, valli spopolate, antiche vie che oggi tornano utili. Parallelamente al “riciclo” delle mete turistiche, si “riciclano” anche i marchi motociclistici, in molti stand sembra di entrare in una macchina del tempo, un vero amarcord felliniano, ritroviamo ringiovaniti marchi che nei Motor Show anni Ottanta ci facevano sognare, Fantic, Husquarna, Ktm, Aprilia. Era l’epoca dell’enduro. Modelli di “motori” mitici come Ducati Scrambler e Garelli Ciclone, oggi “riciclati” in e.bike e monopattini. Le bici costano più delle motorette, sono più cool, puoi fare cose che a motore non puoi più fare, girare in città, nelle zone pedonali, sui sentieri, in montagna. Tempo libero, week end, divertirsi a esplorare il territorio. Ci puoi andare al mare, in vacanza. Viaggetti e giretti che ieri si facevano in Vespa, oggi si fanno in Gravel. 

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La dolce vita è il nome della pedalata ciclo-turistica annessa al Festival, suggerisce un accesso sempre più smart al pianeta bici. Dopo decenni, si rivedono sulle strade e nelle città non solo i negozi ma le officine dove riparare, regolare e modificare la bici, anche piccole colonnine-stazioncine fai da te per la ricarica.

Feel the flow, senti il flusso, è lo slogan Bosch sui portali gonfiabili di accesso alle piste di prova delle bici. Lasciati trascinare, è la filosofia della dolce vita. Tranquillo, in bici puoi fare tutto. Anche portare in giro cose, fiori, pizze, libri: è la “cargo revolution”, nuova forma del mondo delivery nei centri urbani, tricicli, rimorchi, cargo bike. Con nuove soluzioni, nuove sinergie di mobilità bici-carrozzine per disabili. La dolce vita è per tutti, o non è dolce vita. Anche bambini, la bici come strumento educativo, e le pumptracks sempre più diffuse.

E siamo al film che indica la prospettiva, il sorpasso: il settore bike in Italy è la nuova locomotiva del made in Italy, ha superato il food&wine. Così dicono i numeri, gli esperti, l’export, le proiezioni.

Parliamo del target, che è trasversale, globale, giovani, meno giovani, donne. Ma il target più corposo in ogni senso è quello delle persone 40-60 anni con buona disponibilità economica e qualche chilo da perdere: un target da “riciclare”, persone che hanno smesso di andare in bicicletta dopo i 14 anni nei fantastici anni 80 e adesso, dopo gli anta, in tempi di nuova ecologia, sono attirati e “attenzionati” dall’industria del settore mobilità dolce, che comprende bici di ogni tipo e costo, le MTB, le Gravel, le elettriche, le pieghevoli, i monopattini.

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Viene in mente la scena de “Il sorpasso”, quando il protagonista (Gassman) dice “prima regola della guida all’italiana”, e strappa via lo specchietto retrovisore, per non guardarsi indietro. Chiaro. Dimenticare il passato, le radici, la storia, i valori, le origini. 

Il mondo del ciclismo sta cambiando pelle e anima, sulla spinta della green revolution, verso nuove mitologie. Si parla sempre meno di sudore e fatica, sempre più di benessere, sostenibilità e propulsione elettrica. In realtà il ciclismo è portatore di valori senza prezzo. Perciò va bene il sorpasso, va bene l’euforia, ma non va bene strappare il retrovisore, buttare via i valori del ciclismo da cui proveniamo.

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La questione vera è questa: la bici rappresenta una fantastica possibilità per vivere meglio, ad ogni livello, fisico, psicologico, comunitario. Possibilità di evoluzione personale, sociale, culturale e spirituale, umana. La bici è stare nella realtà, muoversi nella dimensione della realtà, vedere luoghi e persone dal vivo, nel vento della corsa. 

In bici sei ancora un essere umano, con un’anima e cinque sensi accesi, che sono la vera app per andare in bici, e registra le cose più importanti che porti a casa da un giro in bici, che non sono i dati dei km e delle calorie, ma i pensieri, le idee, le emozioni e i desideri. 

Stesso discorso quando rientri da una fiera. Che emozioni, che desideri portiamo a casa?

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Vedere in giro sulle strade, nelle città, più bici e meno macchine, e anche più donne.

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