Dove c’è pista c’è Rosti

person Pubblicato da: Leone Belotti - Calepio Press list In: Blog Ultimo aggiornamento: comment Commento: 0 favorite Visualizzazioni: 1196

Tappa 12: Osimo-Imola, 213 km

«Ma non si chiamava Androni?» 

Al Rosti Bar mi guardano come fossi un povero scemo.

«Adorni, no Androni» ribadisce il Gino «e tu non eri ancora nato.»

Pazientemente, Berlinguer mi spiega che Vittorio Adorni nel 1968 vinse i Mondiali di ciclismo sul circuito di Imola, dove si arriva oggi, con 10 primi di vantaggio sul secondo.

«10 minuti, non 10 secondi» chiarisce il Gino.  

Intanto l’Androni, no Adorni, è anche oggi in fuga in maglia Rosti, con Marco Frapporti. Con lui ci sono due della Bardiani, Maestri e Senini, e due della Triestina, Mosca e l’albanese Zhupa.
La tappa corre pianeggiante per oltre 200km lungo tutta la Riviera Adriatica, sull’antica via Flaminia, passando da Cattolica, Riccione, Rimini e poi sulla via Emilia fino a Imola, con finale nell’autodromo. A metà gara, a Rimini, i 5 in fuga hanno 3 minuti abbondanti sul gruppo. E fuggono anche dai temporali.

«Vieni con me» mi dice la Mery. Quando una come la Mery ti dà un ordine non c’è molto da discutere. La seguo nel retro, sbuchiamo in un cortiletto che dà sulla ciclabile lungo il fiume.
Poi la Mery apre un garage. Appesa al muro c’è una bici da corsa.

«Era del Gino, l’ha regalata a mia nipote, ma lei non l’ha mai usata.» 

Una di quelle Bianchi che vedevo da bambino, verdina, con le levette dei cambi sul telaio. 

«Tirala giù, vai a farti un giro.» Emozionato, impacciato, salgo in sella e parto.  Dopo qualche chilometro per impratichirmi, esco dalla ciclabile, e mi lancio sulla statale.
Non avrei mai pensato che in bici si potesse andare così forte! Sul più bello inizia a diluviare, e mi ritrovo all’inferno, con le macchine che mi schiaffano pozzanghere in faccia,
e il panico di volare via come una saponetta su ogni tombino, con queste gommine così sottili.

«Ho fatto 20Km!» annuncio al mio rientro, fradicio ma gasatissimo.

«Bravo! Quelli veri intanto ne hanno fatti 50» mi smonta il Gino. 

E Berlinguer: «Diciamo che in 1 ora prenderesti un distacco di mezz’ora» 

A 50km dall’arrivo i 5 fuggitivi sono ancora davanti, con 2 minuti e mezzo di vantaggio.

Po mi chiedono come mi sono trovato in bici dopo 30 anni. Vorrei dire loro che per la prima volta da un mese sono riuscito a non pensare a lei: lei dov’è, lei con chi è, e chi è l’altro? 

Per evitare le loro crudeltà, dico: «Non ero abituato al manubrio da corsa». Illuso!

«Forse» mi sorride il Gino «per te sarebbe meglio un manubrio... a corna di bue». Bastardo dentro. A Faenza, a 35Km dall’arrivo, sotto la pioggia,
gli attaccanti Frapporti/Rosti & soci hanno 2 minuti di margine. Ma il gruppo mette il turbo, e in 5km dimezza il gap. Adesso diluvia, e in un attimo si fa buio.
Sono gli uomini della Bora a guidare l’inseguimento, e a 25km il nostro Frapporti è ripreso dal gruppo. A 15km entrano nel circuito di Imola, a 10Km il gruppo si sfilaccia in fila indiana.
A 5Km davanti ci sono Ulissi e Betancour. Nella discesa sul bagnato Mohoric li svernicia guadagnando 10 metri ad ogni curva. 

Ultimo km in pista, il gruppo si scatena, parte il Bora irlandese Bennet con il turbo e stravince. Settimo l’Androni Belletti e ottavo l’AG2R Venturini, entrambi in muta Rosti. 

«Bello il ciclismo su pista» dico. E Berlinguer mi spiega che esistono «i velodromi, dove non si corre in barca a vela.» E il Gino sentenzia: «Dove c’è pista, c’è Rosti.» 

«Ma perché non c’è il campionato di BiciGp sulle piste di F1 e MotoGp, tipo Assen e Brno?» 

Stavolta non mi rispondono nemmeno. 

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