Un Gran Sasso nello stagno.

person Pubblicato da: Leone Belotti - Calepio Press list In: Blog Ultimo aggiornamento: comment Commento: 0 favorite Visualizzazioni: 1083

Tappa 9: Pesco Sannita-Gran Sasso d'Italia, 224 km

«Oggi succederà qualcosa» proclama il Gino.

La Mery fa una smorfia: «l’avevi detto anche sull’Etna»  

Non sarebbe il Giro d’Italia, se non ci fosse un Rosti in fuga. Oggi nel gruppetto in fuga sono addirittura in tre, i due rosso AndRosti, Ballerini e Masnada, e l’AG2Rosti Cherel azure-maron.

«Sulla rosa di oggi Yates dice che proverà a mettere fieno in cascina». Cioè, mi spiega il Gino, accumulare vantaggio su Dumoulin, re delle tappe a cronometro, secondo in classifica.
Terzo è Chaves, maglia azzurra degli scalatori e compagno di Yates. Gli altri da cui ci si aspetta qualcosa sono Pinot, Froome e Aru.
A 50km dall’arrivo a Campo Imperatore i fuggitivi hanno 8 minuti di vantaggio. Berlinguer dice qualcosa che non sapevo su Mussolini e sui paracadutisti tedeschi arrivati con gli alianti
a prelevarlo nel 1943. 

«Sei proprio ignorante in tutto» mi umilia la Mery.

A 25Km inizia la salita finale e il gruppo trainato dagli Astana (che la Mery chiama  “gli acquamarina”) sta recuperando il distacco, ridotto a 3-4 minuti.
Cherel e Masnada davanti, e al RostiBar scappano i primi lucciconi quando il Gino dice: «vedere le nostre maglie davanti a tutti sulla montagna Pantani...» 
Io dico: «non ha prezzo», ma non mi fila nessuno.  

A 20Km sono rimasti in sei, con 2 delle “nostre maglie”, Cherel e Masnada, n.13 e n.26. Gli altri sono Visconti, Brambilla, Boaro e l’inglese Carthy, mentre Wellens attardato e fuso si svuota addosso una borraccia dopo l’altra. Parte Fabio Masnada, che è un Rosti bergamasco under 23, ex Colpack. Quelli dietro dopo qualche consultazione (più veloce di quelle politiche)
si decidono a corrergli dietro.

«Attento» mi dice il Gino, indicandomi la Mery, che da sotto il banco ha tirato fuori un librone veramente messo male, vecchio e brutto. 

«L’unica cosa che le ha lasciato sua madre, che era una maestra»  Un vocabolario dell’800.

«Masnada» legge la Mery con voce roca «compagnia di gente armata, ladroni, assassini»  

E poi: «Masnadiereassassino di strada, cagnotto, uomo di malaffare».   

A 5km il Masnadiere ha 1 minuto sul primo degli inseguitori e 1.30 sul gruppo. Pendenza durissima, vento forte e contrario. Ai 3km il nostro ancora avanti, tenta l’impresa eroica.
Neve ai lati della strada, solo al comando, tutti gli altri dietro.  

«Sto male» dice il Gino, e subito dopo anche Masnada sta male, va su a zig zag,  si gira, e il gruppo lo divora.  Per un momento i veci avevano sognato come bambini.
Parte Ciccone, abruzzese, ma lo riprendono.

Ultimo km ci sono Formolo, Pinot, Pozzovivo, Chaves, Carapaz, Lopez, Froome, Yates, Dumoulin e Ciccone. Riparte Ciccone e lo riprendono. Ci prova Pozzovivo,
sul rettilineo finale sono in 5, ma è la maglia rosa Yates che piazza l’allungo vincente su Pinot e Chaves. Alla fine ha fatto quel che ha detto,
ma su Dumoulin ha messo in cascina poco più di 10 secondi.

«Grande Masnada» dice la Mery, emozionata.

«Ha lanciato un gran bel segnale»  chiosa il Gino.

«Un Gran Sasso nello stagno!» dico, ma ancora non mi filano. 

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