vorrei sposare Bardet!

person Pubblicato da: Sophie list In: Blog Ultimo aggiornamento: comment Commento: 1 favorite Visualizzazioni: 2422

GIALLO ROSTI – Il Tour di Sophie

Fine giugno - Diario di una stagista.

Crespi d’Adda, un luogo assurdo, fantastico, fuori dal tempo. Il mio primo contatto con le corse e con il mondo Rosti è una corsa pazza, scriteriata, denominata “Trambai”, con biciclette senza freni, senza cambio, in un circuito ricavato in un villaggio industriale rimasto intatto – e perciò patrimonio Unesco – che si trova in un paesaggio naturale a sua volta unico e intatto, una specie di riserva naturale alla confluenza tra i due fiumi del famoso “triangolo della fame”, che oggi si chiama “Isola bergamasca”, e si trova esattamente a metà strada tra Milano e Bergamo.

La giornata è solare, c’è un clima di festa, musica, birra, bambini, atleti che si preparano. Mi butto in questa umanità senza remore, con in testa la frase mantra (“La verità è nelle cadute”) e dunque decido di fare uno storytelling sul tema “la caduta”, e ad ogni faccia interessante che vedo, chiedo: «Raccontami una caduta che ti ha segnato».

Francesca è la fotografa della factory Rosti: «Da bambina si giocava con i cugini, mi sono ritrovata a volare e picchiare la faccia per terra, con i due incisivi saltati via: la mia prima caduta importante».

Ottavio è un triathleta con fisico adeguato e barba da filosofo: «Completamente immerso nei miei pensieri, felice perché il giorno prima mi ero appena licenziato e con in tasca il biglietto per un mese sabbatico di vacanze prima del nuovo lavoro, mi ritrovo dell’olio infame sulla mia strada, su una rampa, sono volato via come niente e subito dopo ho abbracciato l’asfalto. Distrutte clavicola, costole, ginocchio, ogni cosa in tre parti, e per sei mesi sono rimasto inchiodato in un letto, ma prima ho passato 24 ore nel corridoio del pronto soccorso nudo, solo, dolorante, fratturato, completamente escoriato, e in lacrime».

Luna è una bella ragazza bionda, mi sfugge la nazionalità, potrebbe essere tedesca, nordica o dell’est, in inglese mi racconta: «In gara a Berlino, 35km all’arrivo, tratto autostradale con pioggia e vento forte, ero davanti, una raffica improvvisa mi sbatte a terra, picchio duro sull’asfalto, le altre riescono a evitarmi, mi ritrovo da sola in mezzo alla strada, a pezzi. Ma sono risalita e arrivata al traguardo, ultima, ma sono arrivata».

Karminetor ha una faccia perfetta per il cinema, potrebbe fare il buono in un film di cattivi, ma anche il cattivo in un film di buoni: «A Loano tre anni fa mi sono spaccato la faccia, adesso ho dentro un pezzo di titanio. La gara era una gran fondo, in discesa, ecco un bel tornante secco, lo prendo lento che più lento non si può, ma pioveva, e c’era salsedine, e olio degli uliveti, come andare su una saponetta, mi è partita la bici da sotto, mi sono ritrovato in ospedale a Pietra Ligure dopo essere rimasto tre ore in mezzo alla strada. Poi 12 giorni d’ospedale, con la faccia blu. Anche la bocca mi si era aperta - adesso ho la bocca cucita! - ma vado fiero dei miei segni».

Alice è una donna molto bella, un viso dai lineamenti spigolosi, ma di armonia incredibile, come uno schizzo a carboncino: «Ero con il mio compagno, abbiamo iniziato insieme ad  andare in bici per evitare gli alcool test, poi le vacanze e le gare, gran fondo e scatto fisso. Eravamo in vacanza, in Campania. Dopo 150 km di fatica siamo a destinazione, mi distraggo un istante guardando il cartello che indica il nostro B&B, e la ruota mi finisce precisa nella griglia di un tombino, inaspettatamente mi ritrovo a volare per terra, picchio la testa, il casco si rompe: ma è l’espressione del mio compagno a spaventarmi. La mia faccia era una maschera di sangue».

Mattia è il dj della RedBull, la sua postazione è un pick-up nero, in realtà una discoteca mobile: «Stavo facendo l’idiota, tornando da scuola. Classico, mi si chiude il manubrio. Volato via, spezzata la clavicola in quattro parti. Messo il filo di K, al tempo era un’innovazione, oggi usato da tutti. Una storia di 10 anni fa, adesso è a posto, ma ogni tanto facendo certi movimenti mi prendo delle scariche elettriche, a ricordo della caduta».

Benedetto è il graphic-designer che insieme a Giovanni crea le collezioni: «Andavo veloce nel  sottobosco tra il ponte di Paderno e Crespi quando in un bellissimo tratto di sentiero scorrevole in leggera discesa mi trovo a sfondare una ragnatela gigante con ragno gigante mi attacco al freno e chiaramente mi ritrovo catapultato dieci metri oltre, con addosso la ragnatela, mentre il ragno mi scende dalla testa alla spalla, e se ne va.»

Nicola è un professionista che corre queste gare per diletto e allenamento in attesa del ricorso contro la squalifica per doping  (e dalle poche cose che mi dice al riguardo capisco che l’argomento è molto dibattuto e controverso, al di là del suo caso): «Sono caduto in Malesia a 70 km/h prendendo un piedino delle transenne, uno dei voli più brutti che ho fatto nella mia vita. Quel volo mi ha compromesso la vittoria. Il giorno dopo ho provato a ripartire: piaghe, sofferenza, febbre, ho dovuto ritirarmi».

Dane ha dei bellissimi baffi a manubrio: «La caduta che ricordo è una caduta doppia, in bici e di stile: una signora di una certa età in macchina mi butta per terra rovinosamente, e io nell’adrenalina del momento le ho urlato addosso qualcosa di brutto, mancando di rispetto a lei, a mia nonna, e alle donne...»

Valeria è una donna fantastica, fino a pochi giorni fa era il sindaco del paese (e anche grazie a lei questa gara - nata come un’idea matta - è diventata realtà): «Io non mi ricordo cadute in bici, la mia caduta è una caduta di fiducia, è la delusione dopo tanti anni di impegno, è il tradimento di amici che mi hanno tolto la terra sotto i piedi. Ci sono rimasta proprio male. Ma adesso finalmente posso rilassarmi, dire scemenze, bere, fumare...».

Giovanni, l’inquietante Giovanni, insieme al fratello Maurizio (che invece ha un aspetto rassicurante) è il titolare del maglificio: «Cadute di stile ne faccio tutti i giorni. Un giorno mi arriva la Finanza per un controllo, mi inalbero, dico: “Io sono un imprenditore rubato alla delinquenza, io per mia natura dovrei andare in giro a ubriacarmi e a drogarmi e a delinquere, e invece dò lavoro a 35 persone, e sono qui dal mattino presto alla sera tardi in laboratorio e non faccio a tempo arrivare a casa che sto già dormendo, e non faccio a tempo ad addormentarmi che suona già la sveglia”. Avrebbero anche potuto arrestarmi e portarmi in neuro, ero veramente in rabbia. Sai come hanno reagito? Mi hanno abbracciato!».

Alla fine della giornata ho fatto un pieno di immagini, parole e sensazioni. Ho provato le bici a scatto fisso, e credo di aver capito il senso. Ho fatto il giro del villaggio, sono scesa al fiume fino alla confluenza con l’altro fiume, ascoltato la voce dell’acqua. Ne racconterò più avanti. 

Mi sono messa a parlare di fotografia con Francesca, e sono rimasta sconvolta da una foto che mi ha fatto vedere, una foto fatta in sala parto, dove si vede la testa di questo neonato che letteralmente salta fuori dalle gambe spalancate della madre come se emergesse dall’acqua. Fantastica, impressionante, potentissima. Una foto che potresti vedere su Life firmata da un grande maestro. 

Ma no, mi dice lei, io faccio l’infermiera, la fotografia è la mia passione, e ho ancora molte cose da imparare. 

Ok, forse sto cominciando a capire lo spirito della Rosti tribe.

Va bene così, boss? Sto lavorando abbastanza? Scrivo cose vere e chiare?

( 1- continua)

Commenti

Creato Saturday, May 22, 2021 Pubblicato da Andrea Marcantoni Link del commento
Mi ritrovo solo oggi a leggere questo tuo racconto, Sophie, conosco alcune delle persone che hanno raccontato le loro vicissitudini e mi ritrovo, allo stesso tempo, a rivivere le mie. Capita di cadere, la maggior parte delle volte si è distratti, un ostacolo e si è a terra; è successo quasi a tutti e quasi tutti si sono sempre rimessi in piedi. Fra tutte le mie cadute quella che voglio raccontare qui è quella che mi ha fatto "ruzzolare" nel mondo Rosti. E' stato un inciampare fortunato però, perché sono caduto sul morbido, su un accogliente realtà che ha una caratteristica rara oggigiorno: la genuinità. La si respira con loro, la si può leggere nelle tue parole.
Brava
A

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